Steamfantasy

Nome: Korran Torgisson
Autore: Carraronan

Mi chiamo Korran Torgisson.
Ho in mano il foglio di congedo dalla Legione. Mi hanno somministrato il calcio in culo ufficiale dopo solo quattro anni di servizio ed ora posso andare ad ingrassare le masse di soldati non riassorbiti nella società. Morire di stenti in mezzo ad una strada non era proprio il mio sogno quando ero piccolo, quindi dovrò per forza di cose trovarmi un posto come guardia privata: spada e pistola, il mio destino. Questo almeno è un lavoro possibile per uno come me ed è più dignitoso che finire, come tanti altri poveri diavoli, a derubare i mercanti lungo le strade. La vita mi era sembrata così piena di possibilità quando ero giovane.
Mio padre era un ricco mercante e non ha mai fatto mancare nulla né alla sua famiglia né a se stesso. A mia madre non ha mai fatto mancare le botte quando era ubriaco e lui, dal canto suo, non si è mai fatto mancare puttane e gioco d’azzardo. Era violento con nostra madre e con le sue troie, però noi non ci ha mai toccati né, in fondo, ci ha mai considerati troppo per cui non ci possiamo lamentare. Mio fratello Francis studiò per diventare notaio e a mia sorella Catherine mio padre combinò un bel matrimonio con un rampollo del nord. Quanto a me, preferii lasciare Trienamo per andare all’Accademia di Scienze Tecnologiche. Ho avuto modo di imparare molte cose utili, in un modo o nell’altro. Quando è schiattato d'infarto, il bastardo, non ci ha dato nemmeno la possibilità di esserne felici. Passato un mese di lutto i creditori sono piombati a casa nostra. Quel puttaniere era pieno di debiti di gioco. I soldi che ci dovevano i suoi debitori sarebbero dovuti bastare a saldare il tutto, ma quelle carogne non ci pagarono nulla e noi non avevamo nessun documento “reale” che dimostrasse gli affari fatti. Avevo sentito delle voci su mio padre, inclusi traffici di moschetti con i pagani dell’est, ma non ci avevo mai badato. Che fregatura. Mia madre si ammalò ed in pochi mesi morì. I creditori ci portarono via la casa senza che potessimo fare nulla ora che anche il rispetto che nutrivano verso nostra madre non ci proteggeva più. Beh, onestamente, io qualcosa feci. Fu proprio il cervello di De Vasquez schizzato sullo scrittoio a costringermi ad una rapida migrazione. Era un bastardo, se lo meritava, ma rimaneva un crimine e ormai non era più possibile passarla liscia dato il risaputo odio che coltivavo verso De Vasquez, ex-amico di mio padre, il principale tra gli sciacalli che ci avevano portato via tutto.
Tornai all’Accademia, detti un ultimo saluto agli amici e feci tuonare un’altra pistola per chiudere un conto ancora aperto.
Forca per forca, tanto valeva saldare un ultimo debito.
Con due omicidi sulle spalle non mi restava che darmi al vagabondaggio vivendo alla giornata oppure arruolarmi nella Legione di Bronzo. Venti anni di servizio nei peggiori buchi infestati e poi il condono. Ci misi la firma subito.
Fu dura, ma avevo già un po’ d’esperienza con le armi ed ero forte e robusto. Feci il mio dovere e qualcosa in più. Ebbi però fortuna: ad un pelo dalla Corte Marziale (e dai lavori forzati a vita) fui scelto dal colonnello von Krel per una missione dietro le linee nemiche. Una missione praticamente senza scampo, ma ebbi ancora fortuna e me la cavai più morto che vivo. E soprattutto mi guadagnai l’uscita dalla Legione. Con disonore, ma ero pur sempre fuori.
Ho pochi soldi in tasca, ma sono ben armato ed ho un permesso imperiale per esercitare come guardia privata. Un futuro merdoso mi si para davanti e, volgendo le spalle al passato, una vita gettata nello sterco mi saluta.
Tutto regolare.