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Addio Arjuna, addio Poeta fantastico e creativo... che la terra ti sia lieve.
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Fantasy

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2005 15:49
22/12/2005 15:19
 
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Nome: Bartleby Thindlebox
Autore: Kaltorak
Classe: Mago Halfling
Ambientazione: Forgotten Realms
Frase tipica:
“Piacere, sono Bartleby Thindlebox, mago diplomato. Al vostro servizio.”

Descrizione: Halfling di media statura, capelli biondi pettinati con la riga in mezzo. Meticoloso e preciso.
Ama l’ordine e la pulizia. Assolutamente incapace di muoversi in silenzio e un disastro in cucina.

Bartleby entrò nella locanda, si lisciò nervosamente i capelli, e andò al tavolo dove sedeva il capitano dei Corvi d’Argento, nota compagnia mercenaria della zona.
Si fermò davanti all’uomo e disse tutto d’un fiato: “Salve signore. Il mio nome é Bartleby Thindlebox e ho sentito che cercate degli avventurieri.”
L’omone, lisciandosi i folti baffi biond,i guardò il piccoletto con sufficienza.
“Già, piccolo uomo, proprio così. Ma non ci serve un ladro. Quello lo abbiamo già, grazie. Piuttosto, ci serve un mago. Sai, quelli che lanciano le palle di fuoco...”
“Perfetto, signore! Lo avete trovato! Io sono un mago!”
“Cosa?” il sopracciglio irsuto dell’uomo si inarcò tanto da andare a toccare il bordo dell’elmo di ferro.
“Tu? Un mago? Non può essere.” continuò l’omone.
“Mi permetta di dissentire, mio signore. Sono un mago diplomato. ecco qua!” e così facendo il giovane Bartleby tirò fuori di tasca un pezzo di pergamena piegata in quattro e la porse al guerriero.
“Qui c’é scritto che il tuo maestro é Erolus di Shadowdale.”
“Certo! Proprio così!” rispose il mago.
“Mai sentito.” Replicò l’umano.
“Beh... signore, il vecchio Erolus viveva con noi, nella locanda. C’era una specie di contratto: noi gli davamo vitto e alloggio e lui, in cambio, mi ha istruito...”
“Ma certo, Erolus!” fece una voce dal fondo della locanda. Un Elfo dall’aspetto aristocratico disse “Me lo ricordo , Erolus. É stato mio compagno, anni fa. Un umano, dal naso rosso. Poteva scordarsi il suo libro di magie , ma sicuramente ricordava di portare un fiasco di vino extra. “Per i cubi gelatinosi” diceva lui!”
Un coro di risate si levò nella locanda.
“Insomma, ragazzo” continuò capitano “il tuo maestro era un alcolizzato?”
“Beh non proprio...” rispose Bartleby trascinando i piedi.
“Solo un pazzo o un disperato insegnerebbe la magia ad un halfling.” mormorò qualcuno alle spalle di Bartleby.
“Mi spiace ragazzo, ma non sei il tipo di persona che cerchiamo.” Terminò il soldato, e restituì il diploma al giovane mago.
“Certo, capisco, grazie lo stesso.” Annuì Bartleby sconsolato.
Bartleby trascinò stancamente i piedi fuori dalla locanda. E con questo erano sei. Sei gruppi di avventurieri che lo avevano rifiutato.
“Forse aveva ragione Pà. La magia non fa per me. Dovrei comprare una locanda, trovare una bella ragazza halfling da qualche parte e...” ma al solo pensiero rabbrividì.
“No! Sono un mago e lo dimostrerò!. Troverò un gruppo di avventurieri che mi voglia.”
Raddrizzò la schiena., raccolse libro e bastone, e si avviò.
La strada da fare era ancora lunga.
22/12/2005 15:24
 
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Nome: Zaiki Uramesci Honda (Maestro delle Shuriken)

Autore: Snogar

Il Monastero e quindi l’ordine della Stella di Ferro è noto a tutti gli abitanti della zona di Velprintalar, all’interno del monastero vivono un nutrito gruppo di monaci guerrieri in maggioranza umani noti con il nome di “Le Lame della Stella”, ultimamente il monastero ha dato ospitalità ad alcuni tizzi abbastanza loschi, tra quelli che ricordo c’è uno gnomo abbastanza strambo che gira per il monastero con delle strane boccette che emettono fumi colorati. Uno dei motivi per cui il monastero gode
di questa fama è il fatto che in un determinato periodo pari a 50 anni i monaci detti Le Punte della Stella, che solitamente sono schivi ai più scendono durante la notte e rapiscono 10 bambini di
età compresa tra i 2 e i 6 anni e li portano nella Stella di Ferro per fare di loro dei Monaci a tutti gli effetti. Nessuno osa opporsi al predominio sul territorio della Stella di Ferro, anche perché girano voci strane sul monastero, e io che ci abito posso confermarlo.
Altra cosa per cui tutti evitano il monastero è che i monaci della Stella di Ferro sono famosi per essere degli assassini piuttosto bravi e solitamente sono assoldati da ricchi mercanti per risolvere contenziosi in modo “pulito”. Venti anni fa in una di queste scorrerie tra i dieci bimbi catturati ve ne era uno di nome Zaici, questo bimbo particolarmente dotato perché umano facente parte della razza Daima fu notato dal gruppo delle Punte e catturato per direttissima. Dopo un lungo addestramento (20 anni) Zaici rivelò le sue qualità migliori e una volta pronto per divenire una Punta della Stella venne ribattezzato Zaiki Uramesci Honda, il mio attuale nome che nella lingua segreta delle lame della stella significa “colui che corre nelle ombre”.
Sfortunatamente l’ordine della Stella di Ferro dopo un lavoretto svolto per un Mercante si era macchiata di un crimine piuttosto grave, aveva tolto di mezzo un potente mago che faceva parte della fazione delle Frecce Verdi, noto gruppo di persone che si dedica a cacciare gli umani dalle terre di Velpriantalar. Tra questi si instaurò un clima di tensione che i n e v i t a b i l m e n t e sfociò in una
faida tra i due clan, durante l ’ u l t i m o scontro che ci fu tra Le lame della Stella e le Frecce Verdi, e che avvenne proprio alla base del Monastero dei primi ….bè ci fu una grande esplosione all’interno
del Monastero e gran parte dei Monaci che difendevano La stella di Ferro “tra cui i capi più potenti” vennero uccisi ed anche il gruppo di Frecce Verdi che stava combattendo nei pressi del monastero.
Zaiki Uramesci Honda ha 23 anni, è tra i novizi del gruppo ma è piuttosto abile anche se la sua
tecnica di attacco non è ancora funzionante al 100%.
Non ha obbiettivi speciali e dopo lo scoppio della Stella è rimasto un pò spaesato, Budokay (Maestro della Clava Chiodata) ha concesso 3 anni di tempo ai novizi prima che inizi il confronto finale per permettergli di affinare le loro tecniche ed essere alla pari con i veterani del gruppo, per questo ognuno di loro si è messo in viaggio, in cerca di avventura e di esperienza.

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In allegato BG Completo con spunti per il Master
22/12/2005 15:31
 
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Nome: Locke Lockersby
Autore: Raiden il Redentore
Classe: Ladro
Provenienza: karameikos, Mondo di Mystara

Il tuo nome circola da poco tempo sulla bocca dei cittadini di Specularum, ma lo ha fatto con una velocità tale da renderti già famoso. Tutti, dai nobili ai contadini, conoscono la tua fama di ladro rubacuori, sanno come hai rubato una preziosa gemma magica al Barone Torenescu, sanno di come hai fatto perdere la testa a sua figlia e quanta ferocia egli stia mettendo nella tua caccia: si vocifera addirittura che abbia sguinzagliato sulle tue tracce uno dei migliori guerrieri del Granducato. Tuttavia le tue capacità, sviluppate nel corso di una giovinezza vissuta al limite, sulla strada, ti hanno sempre permesso di eludere ogni spia o cacciatore, consentendoti di vivere una vita tranquilla. Dopotutto, tu rubi soltanto per passione e mai ai poveracci… preferisci concentrarti su chi non risentirà troppo del prelievo e quindi la popolazione tifa quasi per te nel tuo duello a distanza con il Barone.
Ma, come hai constatato con amarezza, c’è già qualcuno in città che è in grado di mettere a segno colpi fantastici senza mai uccidere nessuno: Fiammone, il leggendario Re dei Ladri di cui non si sa praticamente nulla, se non le poche notizie narrate nel buio e nell’odore di alcool delle taverne cittadine.
Recentemente, dopo la fuga precipitosa dalla taverna in cui il Barone era riuscito a localizzarti, hai capito che le acque a Specularum si erano fatte troppo agitate per te: meglio allora cambiare aria per qualche tempo, andando a cercare fortuna a nord. Al tempo stesso, speri di acquisire un’esperienza necessaria per lanciare un duello (di furti, ovvio!) al misterioso Fiammone e superarlo. Devi però ammettere che non è stato facile cambiare così aria… tutte le tue bettole, le tue mille amanti, i tuoi rifugi, gli informatori… hai dovuto mollare tutto di punto in bianco, nel bel mezzo di una notte di luna nuova, per non fornire alcuna indicazione all’irascibile Barone. E poi c’era lei… Alya, la splendida Alya, che avevi salvato una notte dall’agguato di misteriosi briganti. Non avevi mai capito che cosa volessero da una fanciulla dolce ed indifesa come lei, perché dopo il tuo intervento due di loro erano rimasti sul terreno ed il terzo si era dileguato. Ma da quel giorno era nato l’amore fra voi. Alya, probabilmente leggendoti nel pensiero, aveva capito che eri in partenza e ti aveva fatto dono di una piccola coroncina d’oro (una striscia all’altezza della fronte, non di più) dicendoti che era appartenuta a suo zio, un importante guerriero, e che ti avrebbe protetto nelle difficoltà. Te ne sei dunque partito portando con te: il desiderio di rivedere la tua Alya; la corona d’oro, pegno del vostro reciproco amore e della tua promessa di tornare da lei; la brama di cercare avventure e visitare il mondo; la sfida a distanza con Fiammone, il Re dei Ladri; la necessità di sfuggire al Barone; la magica gemma che gli avevi rubato, monile dal quale non ti saresti mai separato se non in caso di estremo bisogno. Dopo un mese circa di viaggio, con molte soste, hai raggiunto La Soglia, al nord del Granducato di Karameikos, punto di incontro di avventurieri di tutto il continente. Ma dentro di te sai benissimo che il tuo cuore, per troppi motivi, è a Specularum, e brami il momento in cui vi potrai fare ritorno…
22/12/2005 15:34
 
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Nome: Gark
Autore: Fembren
Classe: Guerriero

Me essere Gark. Potento orco di Urrash. Mio padre essere potento guerriero, io essere potento guerriero.
Mio padre avere già molte tacche su manico di sua ascia, me molte meno ma io essere giovane, io avere partecipato solo a uno assedio e avere fatto tacche tutte lì. Tatuaggio su mio cuore è simbolo di mia tribù ed essere fatto con sangue di primo nemico ucciso. Non ricordare nome di città assediata, ma ricordare bene nostri patiboli, fuori da portata di proiettili nanici e frecce umane. Nemici catturati prima di assedio essere messi con testa su incudine. Poi grasso e grosso orco pieno di cicatrici colpire forte testa con grosso martello. Pioggia di sangue e strani pezzetti inondare noi soldati sotto. Ancora adesso se me ripensare a quel giorno, ricordare urla e grida mentre fiamme distuggere città di stupidi pellerosa. Ahr, ahr, ahr...
Ora padre avere detto che io essere abbastanza grando per sterminare da solo.
Io avere molte tacche da recuperare su vecchio, me dovere uccidere molti ancora.
Purtroppo io non sapere se contare morti che camminano come tacche... loro essere già morti, però camminare e attaccare anche, se si va troppo vicino. Me deve sapere…
Padre adesso essere via e io non sapere dove, forse vecchio orco su montagna avere risposta per me. Meglio partire per suo sasso così se trovo qualche nemico durante viaggio, io potere fare nuove tacche. Ahr, ahr, ahr...
Madre avere dato me tanta carne per viaggio e prima di partire lei colpito me su faccia con pugno molto molto forte come tradizione. Madre volere me molto bene e io volere molto bene a lei, ma non potere colpire lei. Madre essere più forte anche di padre. Io dico questo perché quando madre urla con in mano grande ascia padre scappare veloce da tenda.
Madre detto me di scrivere su questo strano rotolo bianco tutto quello che mi succedere, io no molto bravo a scrivere ma lei detto che se quando tornare io no scritto, lei prende me e calci in mio culo fino a centro villaggio.
Io partito per grande montagna, Erun Ras. Viaggio essere molto lungo e con molto pericoli, però io contento perché avere già fatto 12 tacche in 2 giorni. Gruppi di coboldi no gradito molto mia presenza, ma mio martello avere gradito corpo di coboldi spiaccicato sopra.. ahr, ahr, ahr… però coboldi essere un poco stopposi e bruciarsi subito se no si tiene di occhio cottura.
In bosco io avere incontrato strano trollo. Io trovato lui mentre combattere contro molti coboldi mentre molti altri essere già cadaveri. Io aiutato lui perché madre detto me che trolli essere amici. Lui chiamarsi Malek ed essere molto silenzioso. Lui stringere sempre strano medaglione che portare al collo, e di notte Malek, lamenta e piange mentre dorme. Io no capito perché. Lui detto solo che essere in caccia di umani. IO ADORO CACCIA A UMANI!!! Così io detto a Malek che se lui accompagnare me da saggio di montagna, io dopo cacciare stupidi umani con lui. Lui mostrato me le sue lunghe zanne lucide e fatto cenno con testa. Io credo che quelli essere “sorriso” e “si”, quindi adesso io essere in 2 a viaggiare.
Grande saggio di montagna non essere poi tanto saggio perché lui detto me che non sapere dove essere padre e di provare al confine con regni umani. Così io partito assieme a Malek verso Sud.
Malek essere molto forte guerriero e ora fare a gara di tacche con me. Io non potere perdere contro trollo. Padre mandare me a spalare cacca se succedere. Ahr, Ahr, Arh…
22/12/2005 15:39
 
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Il Protettore
Autore: Staurophylaktos

Scena prima: esterno, una radura. Una città si intravede sullo sfondo.

All'eco delle campane che giunge dalla città, l'uomo massiccio, chioma corvina, occhi cupi e barba screziata di grigio, esegue il segno della croce. Nera ombra profilata dalle fiamme del bivacco, sorseggia con cura il vino da un rozzo boccale di coccio che quasi scompare nella grossa mano.
La camicia e le scure braghe di cuoio sono macchiate di sudore e sangue; sotto gli abiti si intravedono fasciature.
Attorno al petto porta una bandoliera, da cui pende, dietro la spalla destra, il fodero di una spada, vuoto. L'arma è davanti a lui, piantata in terra, tra le radici di un'olmo.
Su una roccia, un manto impolverato. In terra, come se dalla terra fosse nato, un giaco di maglia di buona fattura, segno che l'uomo ha un passato di ricchezza. Silenzio.

Scena seconda: interno, una stanza arredata lussuosamente.

La figura è curva, di spalle. E' ritta davanti a un tavolo, osserva una scacchiera in avorio e onice, in una sala dove le pareti sono nascoste da armadi colmi di libri. Molti pezzi bianchi circondano un cavallo nero, unica protezione rimasta al re scuro. In fondo al salone, una porta aperta mostra un altro salone e un altro ancora, in una prospettiva apparentemente infinita. Dalla finestra posta a sinistra di chi guarda si vedono lo scorcio dei tetti in ardesia della città e una foresta sullo sfondo. C'è poca luce, nel salone, e l'uomo si alza prendendo in mano un alfiere, con dita lunghe e agili che ricordano per rapidità e tocco nervoso le ali di una falena, e si avvicina alla finestra con aria pensierosa. Adesso lo vediamo da vicino e di profilo. Guardandolo con attenzione, ci accorgiamo che ha un'età compresa tra i quaranta e i cinquant'anni e che indossa una veste porpora, a indicarne il rango. Da come sospira, e dal modo in cui si passa la mano sul collo, ci rendiamo conto che ha caldo nonostante il sole sia basso, come chi è abituato alla frescura delle chiese.
Torna alla scacchiera, appoggia con cura l'alfiere, e facendolo fa cadere l'unico cavallo nero rimasto. Sorride.
“Il Vescovo mangia il Cavaliere. Scacco matto”.

Scena terza: esterno, la radura.

L'uomo osserva un anello tenuto nella mano sinistra e se lo accosta agli occhi. In silenzio, lo studia, lo gira lentamente come per leggere qualche iscrizione posta al suo interno. E' in oro, con una grossa ematite intagliata nel castone. La gemma ha lo stesso riflesso degli occhi dell'uomo, e le sue vene scarlatte sembrano brillare di luce propria, quando le fiamme non la illuminano. Ora vediamo che di fronte a lui vi è un bambino, una dozzina anni di età, che dorme. Nonostante gli abiti strappati ha un'espressione tranquilla e un sorriso, come se stesse facendo un bel sogno.
Colui che chiamano il Protettore si passa una mano tra i capelli, per scacciare il ricordo di quella mattina in cui fuggì dalla città. Il sole splendente e feroce, la silenziosa boscaglia, il profumo dell'aria lo invitano ad aspettare. Non è ancora l'ora della rivalsa.
Guarda il bambino e l'anello, poi sorride anch'egli. Si alza e sussurra: “il tuo dito è ancora piccolo, Conte, ma crescerai e indosserai questo anello. E allora tremeranno...”
Le campane chiamano nuovamente.
Si alza di colpo, sveglia il ragazzo con un'insospettabile delicatezza e in silenzio raccoglie il manto e le armi, quindi si mettono in marcia.
Un nero volatile inizia a banchettare con i resti del loro pasto, si alza in volo col becco insanguinato ed emette il suo richiamo, dirigendosi verso la città. E' l'ora dei corvi.

22/12/2005 15:46
 
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Nome: Eberk Longrin
Autore: Joliet Jake Blues
Classe: Chierico

Non è raro in periodi dominati dal caos e tormentati dalle guerre, che la sventura si abbatta su piccoli villaggi con carestie ed epidemie, distruggendo in breve tempo ciò che gli uomini hanno costruito con anni di duro lavoro.
Così successe anche in luogo tanto misero e sconosciuto da non essere nemmeno indicato sulle carte.
Fu per questo che Gregor Longrin, miracolosamente sopravvissuto al male che uccise la sua gente, decise che la sua vita sarebbe stata un lungo viaggio e mai più avrebbe avuto fissa dimora.
Sentendosi benedetto dalla fortuna, decise di guadagnarsi da vivere grazie al gioco d’azzardo e così fu. Mai gli mancò il denaro per condurre un’esistenza agiata, ma con l’avanzare degli anni cominciò a sentirsi sempre più solo.
Ormai uomo maturo, scacciò i fantasmi del triste passato che lo tormentavano e decise di crearsi una famiglia.
Giunto in un villaggio di gente modesta, non gli fu difficile trovare moglie e da lei ebbe due gemelli: Dan ed Eberk.
Tutto sembrava volgere al meglio nella vita di Gregor, ma, si sa, il destino è beffardo e la fortuna incostante.
Un giorno una terribile tempesta si abbatté sul villaggio; fulmini e saette, violenti acquazzoni e grandinate, come mai si erano visti prima piombavano dal cielo nero come l’Abisso.
Molte case furono distrutte, i campi rivoltati e gli alberi sradicati dalla forza del vento. Persino il piccolo torrente che costeggiava il villaggio si trasformò in un fiume in piena, straripò e portò con sé ogni cosa incontrata sul suo cammino.
Del piccolo villaggio non rimase più traccia. Tutti gli abitanti morirono o furono dispersi, ma dal centro del fiume, dentro una piccola culla di legno, ancora giungeva il debole pianto di un bambino, un neonato, fasciato da morbide stoffe, con al collo un bavaglino di seta con ricamate due parole: Eberk Longrin.
Il caso volle che il torrente sfociasse in un placido lago, circondato da un canneto in cui la culletta si arenò.
Di lì a poco due adepti del tempio che si ergeva sulle sponde del lago, usciti per procurarsi giunchi e acqua, udirono la vocina del bimbo e lo raccolsero, portandolo al monastero.
Eberk fu dunque allevato ed istruito secondo i canoni di Tymora, la dea venerata in quel luogo.
Poiché il destino è guidato dalla volontà della dea, in lui fu visto un prescelto, uno dei suoi tanto conosciuti favoriti.
Come consuetudine per costoro, anche Eberk andò incontro al suo destino che non era quello di diventare un monaco residente, ma di divenire un viaggiatore, come, pur non sapendolo, anni prima successe a suo padre.
Fu così che oltre alle conoscenze dei fondamenti della religione e alcune nozioni di medicina, ad Eberk furono insegnate da insegnanti esperti, alcune di quelle attività che normalmente si considerano più adatte ad un viandante che ad un prete, come cavalcare ,pescare, conoscere delle erbe, tanto utili per curare delle ferite agli sventurati che avessero dovuto affrontare delle battaglie, quanto per curare malattie e alleviare le pene di chi, come lui, avesse dovuto molto spesso avere a che fare con le rigide leggi della natura.
Ricevuti i suoi insegnamenti, Eberk decise quindi di intraprendere il suo viaggio senza meta alla ricerca dell’avventura, accompagnato sempre dal suo sorriso impertinente, ostentato in ogni occasione che gli valse tra gli adepti suoi coetanei il soprannome di “Cocky”, e dal simbolo sacro che portava al collo che indicava chiaramente la sua fede e il fatto che fosse un uomo baciato dalla fortuna, un favorito della dea Tymora.

Modificato da Elwood Blues 22/12/2005 15.46
22/12/2005 15:49
 
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Nome: Uriel
Autore: Ayor
Classe: Mago

Salve, il mio nome è Uriel e sono nata in una famiglia medio borghese. Fin da piccola mia madre mi insegnò sia l’educazione che si addice ad una moglie, sia a leggere e a scrivere, perché credeva che ciò mi sarebbe stato molto utile. Quando compii 14 anni, essendo una bella ragazza e essendosi sparsa la voce che mio padre stesse accumulando una fortuna, ebbi molti corteggiatori e già sognavo si sposarne il più bello e vivere felice con lui. Mio padre invece mi spedì a vivere a casa di uno zio mago dell’Accademia di Arte Arcana in un paesino sperduto.
Odiai mio padre per quella decisione! come potevo sposarmi con un giovanotto molto ricco e bello in quel paesetto di campagna! Dopo 2 mesi giunse però la notizia che mio padre e mia madre erano fuggiti dopo che papà era fallito.
Cominciai proprio in quel periodo a capire come la mia bellezza potesse tornarmi utile per manipolare gli uomini. All’insaputa di mio zio mi feci parecchi amanti tra i borghesotti insipidi del luogo. Cominciai anche ad interessarmi al lavoro dello zio Arast.
Di notte quando lui dormiva scendevo nel suo laboratorio. Grazie ai libri del suo apprendistato e appunti lasciati casualmente in giro appresi i primi rudimenti di magia. Raggiunti i 16 anni decisi di chiedere allo zio Arast di insegnarmi la magia. Egli acconsentì. Anche se fino a quel momento il nostro rapporto era stato molto freddo e distaccato nell’anno che seguì mi affezionai molto a lui e lui a me.
Se per lo zio la magia era solo studio assiduo per me era intuizione prima di tutto e solo dopo subentrava lo studio rigoroso.
Un giorno d’inverno lo zio mi convocò nel suo laboratorio e mi disse che ormai lui non aveva più nulla da insegnarmi. Ero però stata a mia insaputa accettata da un mago suo amico. Lasciare lo zio mi addolorò molto. Raggiunsi così il bosco dove viveva Azareus, un mago Eremita che la maggior parte definiva pazzo. Rimasi 3 lunghi anni presso di lui e furono tra i più duri della mia vita. Azareus fu un maestro inflessibile, convinto che la parte più potente di me risiedesse nel lato caotico della magia. Mi impartì lezioni assurde, a volte umilianti. Imparai a sopravvivere nel bosco senza magia, a studiare incantesimi per giorni senza mai dormire, ad usare la magia in modo velato. Sembrava più un addestramento da stregone che da mago.
Al termine dei 3 anni mi convocò a se e dicendosi soddisfatto mi regalò quest’anello e questo mantello e mi intimò di andarmene. Io non persi tempo e tornai a casa di mio zio. Arrivata bussai alla porta e quando lui aprì mi ci gettai al collo e piansi di gioia. Lui era la mia famiglia e tutto ciò che avevo. Ci sedemmo a cena, ma dopo varie domande si fece serio e mi chiese:
"Quando riparti allora?"
"Come quando riparto? io voglio stare qui ad aiutarti, non voglio più lasciare questa casa!"
"Tu devi ripartire, altrimenti finirai come me: un piccolo maghetto che si crogiola nei sui trucchetti e nel suo quieto vivere. Se avessi appreso appieno l'insegnamento di Azareus lo avresti capito da sola. Per un mago l'accademia, il suo laboratorio o una casa sono la morte. Non diventerà mai qualcuno non porterà novità nella magia. La magia delle accademie ristagna, quella degli maghi solitari è sterile. Solo gli stregoni stanno portando novità nella magia e di questo passo saranno loro il futuro. Non possiamo permettere che dei bambini ci tolgano dalle mani la nostra arte. I maghi si devono rinnovare e deve essere ripresa in considerazione la strada come campo di addestramento. Solo così la nostra classe avrà un futuro."
Così me ne andai, triste e sola, ma con le ultime parole di mio zio impresse a fuoco nella mente.
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